martedì 18 febbraio 2014

IL SILENZIO ELOQUENTE DELLE MARIONETTE.

In bilico tra la vita e la morte, in un'esistenza frivola impregnata di solitudine: questo è quanto hanno raccontato le marionette di Teatro Alegre, sabato 15 febbraio, al pubblico del Teatro degli Scalpellini. Un burattinaio quasi invisibile ha creato un teatro nel teatro in cui le marionette hanno vissuto, per il tempo dello spettacolo, la precarietà della vita di un uomo qualunque del nostro tempo. "A teatro si parla di vita, di morte, di amore..." Damiano Privitera e Georgina Castro Kustner, i burattinai, rispondendo a una domanda di un ragazzo del pubblico, hanno chiaramente mostrato la correlazione tra il teatro e la vita, la realtà, evocando in MARIONETTE IN CERCA DI MANIPOLAZIONE temi in cui ci si imbatte quotidianamente. La scena è stata animata da quattro personaggi: Pulcinella, La Cantante, Il Pianista e un Uomo. Inseriti di altrettante situazioni, essi hanno rappresentato il linguaggio del loro burattinaio, celebrando la sua visione della vita e della società. Pulcinella è solo nel frastuono della città: nessuno gli passa accanto, la sua panchina è la sua casa. Il suo amore per Colombella è incastonato nel legno della stessa panchina sopra il quale si siede, suona, si addormenta. La sua musica è un intermezzo tra sè e il reale intorno a sè. Sono brevi e intensi i momenti in cui la sua voce prevarica sul rumore circostante, in cui i ricordi di un tempo passato affiorano. Ma pare che per il passato non ci sia posto e che il presente non poggi sui ricordi, bensì faccia da sè.
 Il Pianista e La Cantante sembrano un duo collaudato: tra loro, però, non vi è reciprocità. L'uno vorrebbe prevaricare sull'altro: l'eccentricità della soprano e l'originalità del pianista non si incontrano in un rapporto umano sereno, ma solo in uno professionale nel quale solo uno dei due la spunterà. Il pianista uccide la cantante a colpi di pistola: è un eterno ritorno alla vita. La cantante si accascia e si rialza, sembra annientata, ma non è così. Torna alla vita nella sua forma o torna alla vita rinnovata? Questo forse non interessava al pianista che con tre colpi finali fa cadere il sipario.
Il tempo che passa è la parabola dell'uomo che gioca all'equilibrista: sul filo del circo un pò come sul filo della vita, l'uomo attraversa, non senza difficoltà, la distanza che lo separa dalla magia che lo trasformerà in un clown e che, come in una macchina del tempo, gli permetterà di attraversare i limiti della propria età ed esplorare il futuro.